Il 2024 si annuncia come un anno potenzialmente molto interessante sotto il profilo delle M&A nel settore delle Telco. Oltre alle aggregazioni che stanno prendendo piede tra gli operatori della telefonia mobile, anche il comparto delle infrastrutture di rete sembra aver imboccato una strada dinamica. Anticipate dall’operazione conclusa sulla rete Telecom, nelle prime settimane del 2024 già si sono materializzate altre operazioni di aggregazione che hanno interessato aziende di minore dimensione. È il caso di Intred, che ha sottoscritto un accordo vincolante con Aliedo, da cui l’operatore di telecomunicazioni acquisirà il 100% del capitale sociale di Connecting Italia, società che svolge attività di sviluppo, produzione, commercio, offerta, fornitura e manutenzione dei servizi di telecomunicazione e, in particolare, servizi di telefonia e trasmissione dati a banda larga.
A fine 2023 il gruppo Retelit e BT Italia avevano raggiunto un accordo per l’acquisto, da parte di Retelit, del 100% del capitale sociale di BT Enìa, operatore che dal 1999 offre servizi di telecomunicazioni e soluzioni IT alle imprese e alla pubblica amministrazione nelle province di Parma, Reggio Emilia e Piacenza. Con l’acquisizione di BT Enìa, il gruppo Retelit ha potenziato la rete in fibra in Italia di sua proprietà – oggi oltre 40.000 km – e ha aggiunto il data center di Parma al network che già oggi si estende da Bolzano a Bari, per un totale di oltre 30 tra data center, server farm e PoP. Nelle prime settimane dell’anno è stata anche finalizzata la cessione di OpNet a Wind Tre. La società che ha in pancia l’ex rete Linkem ha sottoscritto un accordo con Wind Tre per l’acquisizione, da parte di quest’ultima, dei beni e delle attività, incluse quelle di sviluppo commerciale, direttamente detenute da Opnet. Opnet è il primo operatore in Europa ad avere sviluppato una rete nazionale 5G Stand Alone e ad aver lanciato i servizi su questa tecnologia in Italia per il mercato wholesale. L’operazione è stata chiusa sulla base di un valore pari a 485 milioni di euro.
Le aggregazioni nelle Telco secondo PWC
La tendenza all’aggregazione è segnalata anche da un PWC che in un report sul settore ha messo in evidenza come, in controtendenza con i trend globali, l’Italia abbia registrato, nei primi sei mesi del 2023, un aumento del 26% dell’attività M&A sul mercato technology, media and telecommunications in termini di volume, sostenuto sia da investitori finanziari (+33%) sia da investitori corporate (+23%). Si conferma il trend di crescita avviato nel 2018 e pari a un Cagr dell’8%. Nello studio PWC segnala tra le operazioni più rilevanti già concluse Silver Lake -Teamsystem (quota di minoranza), Nexi – Paycomet, One Equity Partners – Kirey. La tendenza evidenziata sul mercato italiano, che si è poi consolidata ulteriormente nei primi mesi del 2024, fa da contraltare al trend globale che ha registrato un calo nel primo semestre 2023 (-8% in termini di volumi), raggiungendo un minimo storico dall’inizio del periodo pandemico.
Il caso Sirti – Eccellenza storica nel panorama italiano delle TLC
In questa ottica rientra la possibile cessione di Sirti, società controllata dal fondo Responsible & Sustainable Corporate Turnaround Fund (RSCT), gestito dal gruppo finanziario Pillarstone e che opera in Italia e all’estero nella realizzazione di infrastrutture per reti telco. Il gruppo Sirti è attivo oggi nel settore delle Tlc e della Digital Trasformation dove operano le sue principali controllate. La Sirti Telco Infrastructures è l’azienda del Gruppo che fornisce a Service Provider e a Player Infrastrutturali servizi di progettazione, gestione, realizzazione e manutenzione di reti e siti per le telecomunicazioni. In particolare, in questo segmento, Sirti si occupa di realizzare piani di sviluppo delle reti a banda ultralarga. Sirti Digital Solutions, invece, è l’azienda del Gruppo specializzata nella system integration e nella trasformazione digitale. Questa azienda vanta un consolidato expertise nello sviluppo di progetti di trasformazione digitale per i principali operatori dei settori di mercato più strategici: Energia, Finanza, Telecomunicazioni, Grande Distribuzione e Pubblica Amministrazione. L’azienda progetta, realizza e manutiene – con una presenza e una capacità di intervento capillari su tutto il territorio – soluzioni innovative in ambito IoT, cyber security, networking, cloud, data center e impianti tecnologici.
La definizione del perimetro di attività
Prima di arrivare all’attuale configurazione aziendale, negli anni passati, Sirti ha nel frattempo acquisito e venduto società. Nel novembre 2020 ha definito la vendita della sua Business Unit Trasporti a Mermec S.p.A., gruppo che sviluppa soluzioni tecnologiche integrate per la gestione della sicurezza e il miglioramento delle reti ferroviarie del Gruppo Angel. Nel luglio 2022 si è invece concretizzata l’acquisizione di Sirti Energia S.p.A. da parte della holding di investimento tedesca Mutares la quale ha poi costituito la Conexus S.p.A. includendo la società EXI (ex Ericsson Servizi Italia) già acquisita da Ericsson S.p.A. negli anni passati. Sul versante delle acquisizioni va segnalato che Sirti nel giugno 2019 aveva acquisito il 75% di Wellcomm Engineering, società attiva sul mercato italiano in ambito cybersecurity.
Un turnaround che aumenta l’appetibilità sul mercato
Ad aumentare l’appetibilità dell’azienda sul mercato ci sono anche gli eccellenti risultati raggiunti dal gruppo, risultati che hanno fatto registrare negli ultimi anni un turnaround molto convincente. Il Gruppo Sirti nel 2020 aveva chiuso un bilancio con una perdita di 17 milioni di euro ma, da allora, ha iniziato un percorso virtuoso e strutturato che ha visto crescere costantemente le performance di bilancio. Secondo gli ultimi dati disponibili, nel primo semestre 2023, Sirti ha fatto registrare ricavi pari a 410 milioni di euro, in incremento del +18% rispetto ai 348 milioni di euro relativi allo stesso periodo del 2022 (+62 milioni di euro). La società, inoltre, ha riportato un ulteriore balzo dell’ebitda, pari al +34% se comparato con lo stesso semestre dell’anno precedente, passando dai 20,2 milioni di euro del 2022 agli attuali 27,1 milioni di euro. Contemporaneamente ha continuato ad espandersi in modo significativo il backlog di contratti assegnati e ordini, pari a circa 2,25 miliardi di euro al 30 giugno 2023 (era di 1,4 miliardi di euro a dicembre 2022), grazie all’aggiudicazione di importanti contratti in ambito Telco-PNRR e – sul versante Sirti Digital Solutions – in ambito Edge Computing, Cybersecurity e IOT.
La strada per trovare un assetto stabile
Il processo di vendita è da poco entrato nella sua fase operativa e se ne stanno occupando Banca IMI e Goldman Sachs in qualità di advisor finanziari. Secondo le prime indicazioni raccolte sul mercato tra i soggetti potenzialmente interessati al rilevare il controllo di Sirti ci sarebbero sia fondi tradizionali di private equity sia fondi infrastrutturali, ma anche qualche operatore strategico europeo. Tra chi starebbe esaminando il dossier, figurerebbe, secondo indicazioni raccolte da ilSole24Ore, il gruppo finanziario Chequers Capital, ma anche Azzurra Capital, operatore che ha come sottoscrittori fondi sovrani del Golfo Persico. Un interesse preliminare sarebbe stato avanzato anche dal gruppo infrastrutturale australiano Macquarie. Nel ventaglio degli investitori strategici ci sarebbe Circet, multinazionale francese controllata dal private equity statunitense Intermediate Capital Group (Icg), che nel 2021 ha rilevato il gruppo Ceit, società con quartier generale in provincia di Chieti e tra i leader del mercato italiano dei servizi per le infrastrutture di telecomunicazioni.
Obiettivo di RSCT è ovviamente quello di valorizzare un investimento realizzato tra il 2015 e il 2016. Il primo passo era stato l’acquisizione dei crediti incagliati di alcune banche (tra cui Unicredit e Intesa Sanpaolo) nei confronti dell’azienda. Poi, con una successiva offerta, il fondo aveva rilevato l’intera Sirti dai soci industriali (fra i quali Techint e Stella Jones), da BI-Invest (la holding della famiglia Bonomi,) dai fondi di private equity Clessidra e 21 Investimenti, dai fondi di debito Ver Capital e Emisys Capital e da Banca IMI.
Il possibile intervento del Governo con il Golden Power
Sulla procedura di cessione, peraltro, grava anche la possibilità che il Governo decida di esercitare il Golden Power per bloccare un’eventuale vendita a un fondo di investimento straniero, cosa sicuramente auspicata considerata la strategicità e il posizionamento di questa azienda nel nostro paese. Secondo quanto riportato da MF-Milano Finanza, Palazzo Chigi potrebbe esercitare i suoi poteri di veto per garantire che gli asset e il know-how di Sirti – considerata strategica per via del settore in cui opera – vengano tutelati, assieme ai suoi livelli occupazionali. Il governo di Giorgia Meloni ha già utilizzato il golden power in più occasioni. Lo scorso novembre se ne è servito per opporsi alla vendita dell’ex-Microtecnica, azienda di meccanica di precisione con sede in Italia ma controllata interamente dalla compagnia statunitense Collins Aerospace, alla società francese Safran.
Nel giugno 2023 è intervenuto su Pirelli per limitare il ruolo degli azionisti cinesi di Sinochem e tutelare le tecnologie della società (ovvero i sensori nei pneumatici per la raccolta di dati). A inizio dicembre si è parlato di golden power per bloccare l’eventuale vendita di Rosetti Marino, azienda ravennate specializzata in cantieristica navale e in piattaforme offshore, a un gruppo industriale straniero (l’indiano Larsen & Toubro, il malese Bumi Armada o, probabilmente, il sudcoreano Daewoo E&C). Per comprendere le ragioni che potrebbero motivare una decisione di questo tenore da parte del Governo si tenga conto che Sirti Digital Solutions – la tech-company del gruppo Sirti attiva nel campo dei servizi digitali e di cybersecurity – è stata recentemente selezionata per lo sviluppo di una nuova infrastruttura del data center nella sede del Nato Joint Force Command di Napoli.
Riflessioni finali
La vivacità delle telco sul versante delle aggregazioni e acquisizioni dimostra che il mercato italiano sta entrando in una fase di cambiamento che riguarderà sia il settore dei servizi (si veda la recente operazione Fastweb-Vodafone di cui parleremo in uno dei nostri prossimi articoli) che quello delle infrastrutture. Il ritardo accumulato nel mercato domestico lascia aperta la strada ad una fase di consolidamento anche accelerata, come dimostra il ritmo che stiamo osservando sin dai primi mesi del 2024. Oltre a Sirti restano aperti altri dossier: è il caso della possibile vendita della rete di WindTre, la cui cessione al fondo svedese EQT è sfumata poche settimane fa ma che non sarebbe ancora archiviata. Ugualmente, sul versante degli operatori, dopo la conclusione della aggregazione Fastweb-Vodafone, resta sul tavolo il futuro di Iliad che pure aveva cercato di rilevare gli asset italiani di Vodafone e che trova ora ad operare come operatore stand alone sul mercato domestico.