Rendere le infrastrutture digitali europee al passo con la sfida dell’innovazione tecnologica, accrescere il potenziale di connettività e renderlo facilmente accessibile ai cittadini europei. È da questi obiettivi che muove il Libro bianco “Come padroneggiare le esigenze dell’infrastruttura digitale del vecchio continente?” pubblicato recentemente dalla Commissione europea e con cui Bruxelles analizza le sfide che l’Europa si trova ad affrontare nella diffusione delle future reti di connettività. “La connettività veloce, sicura e diffusa è essenziale per l’implementazione delle tecnologie che ci porteranno nel mondo di domani: telemedicina, guida automatizzata, manutenzione predittiva degli edifici o agricoltura di precisione”, ha affermato la Commissione nel comunicato con cui è stata annunciata la pubblicazione del Libro Bianco.
Al centro del documento, sul quale Bruxelles conta di raccogliere pareri e indicazioni da parte degli stakeholders del settore entro il prossimo 30 giugno, ci sono le molteplici sfide che le telco si trovano ad affrontare in questa fase di rapido mutamento tecnologico: fabbisogno di investimenti, mancanza di mercati unici per le telecomunicazioni, mancanza di condizioni di parità, dipendenza, approccio frammentato alla gestione dello spettro radio, necessità di maggiore innovazione e capacità industriali lungo tutta la catena del valore delle telecomunicazioni, sostenibilità e sicurezza. “L’UE – ha detto la vicepresidente dell’esecutivo comunitario, Margrethe Vestager parlando del documento – deve fare di più per aumentare la capacità degli operatori e del mercato delle tlc e per questo ha bisogno di maggiori investimenti”.
Il comparto, secondo Vestager, “soffre della frammentazione e della mancanza di un mercato unico e questa frammentazione è una opportunità economica mancata”. Per questo, secondo Bruxelles, c’è bisogno di far “emergere un vero mercato unico per le telecomunicazioni”.
La convergenza tecnologica e la creazione di una Rete 3C
Il Libro bianco, che promuove una consultazione su 12 diversi temi, è particolarmente rilevante per l’industria delle telco, perché affronta la convergenza tecnologica tra le telecomunicazioni e il cloud, sottolinea l’importanza di realizzare appieno il potenziale del mercato unico digitale per le telecomunicazioni e apre le porte a “misure volte a garantire una vera parità di condizioni” tra operatori diversi. Sul tavolo figura anche l’ipotesi di un fair share da far pagare alle Big tech per l’uso delle reti. L’architrave su cui poggia il documento è la creazione di una rete “Connected-Collaborative-Computing” (“Rete 3C”) per stimolare l’innovazione. La rete 3C è un ecosistema futuro che copre l’intero continuum di calcolo, dai semiconduttori e dalle tecnologie radio all’infrastruttura di connettività, alla gestione dei dati e alle applicazioni. Al fine di realizzare una rete 3C la Commissione mette in conto la possibilità di proporre progetti pilota su larga scala che istituiscano infrastrutture e piattaforme integrate da punto a punto e riuniscano attori di diversi segmenti della catena del valore della connettività. Queste infrastrutture pilota sarebbero utilizzate per testare tecnologie e applicazioni innovative (tra cui dimostrazioni, verifiche concettuali e diffusione precoce delle tecnologie). Potrebbero essere collegate, se del caso, alla rete europea di centri di competenza in materia di semiconduttori, che stanno massimizzando le sinergie con i poli europei dell’innovazione digitale. I progetti pilota iniziali potrebbero concentrarsi sui corridoi 5G, sulla sanità elettronica e sulle comunità intelligenti.
Per le Big Tech una fee per l’implementazione delle reti
Il Libro Bianco pone con forza anche il tema della parità di accesso alle reti. In questa ottica, l’esecutivo Ue, secondo quanto si legge nel White Paper, “potrebbe prendere in considerazione l’ampliamento” della portata delle attuali norme sulle tlc “per garantire condizioni di parità per tutti gli attori e gli utenti finali delle reti digitali”. Data la probabile portata globale e l’impatto degli sviluppi tecnologici e di eventuali modifiche normative, precisa la Commissione, “una riforma dell’attuale quadro” dovrà “essere adeguatamente valutata in termini di impatto economico su tutti gli attori e discussa ampiamente con tutte le parti interessate”. L’idea, non nuova, è quella di forzare le Big Tech al pagamento di una fee per l’uso delle reti. Secondo l’Unione Europea, di qui al 2030 serviranno 174 miliardi di investimenti aggiuntivi sulla rete per centrare gli obiettivi di diffusione, sicurezza e velocità di connessione e, come hanno più volte sottolineato le stesse telco, sebbene il settore delle telecomunicazioni abbia “migliorato la connettività i costi sono aumentati a causa di un aumento medio del traffico annuo del 20/30%”. Nella proposta della Commissione proprio dalle grandi aziende che hanno costruito le loro fortune sull’uso intensivo delle infrastrutture tecnologiche dovrebbe arrivare un contributo per sostenere lo sviluppo e l’implementazione delle reti di nuova generazione.
La creazione di un mercato unico digitale
Altra questione centrale affrontata nel Libro Bianco è quella che riguarda la creazione di un mercato unico digitale per le telecomunicazioni, prendendo in considerazione misure volte a garantire una vera parità di condizioni per chi accede alle infrastrutture. L’indicazione di Bruxelles muove, in questo caso, dalla constatazione della convergenza tecnologica tra le telecomunicazioni e il cloud, che sono tuttavia soggetti a diversi quadri normativi. La soluzione ipotizzata è quella che porta ad un approccio più armonizzato alle procedure di autorizzazione degli operatori delle telecomunicazioni, una governance più integrata a livello dell’Unione per lo spettro e possibili modifiche alla politica di accesso all’ingrosso. La Commissione, per accelerare ancora di più la strategia, potrebbe anche prendere in considerazione misure per accelerare lo switch-off del rame entro il 2030.
Quali i benefici per i consumatori UE?
L’insieme di queste iniziative, una volta realizzate, dovrebbe comportare molteplici benefici per i cittadini dell’UE. Oltre a migliorare le velocità di connessione, la sicurezza e la copertura, una migliore e condivisa connettività sarà in grado di determinare:
- luoghi di lavoro più sicuri ed efficienti sotto il profilo energetico, che utilizzano reti intelligenti e sensori negli edifici per migliorare l’uso delle risorse;
- trasporti meno costosi e più puliti attraverso una mobilità connessa e automatizzata abilitata al 5G, il che migliorerà la sicurezza e il traffico stradale e ridurrà le emissioni di CO2;
- una migliore assistenza sanitaria, con raccomandazioni di medicina personalizzata;
- un più rapido sviluppo dei farmaci, in quanto i supercomputer possono accedere più velocemente ai dati, e un monitoraggio più agevole dei pazienti grazie alla telemedicina; una riduzione intersettoriale dell’impronta ambientale in ambito digitale, il che consentirà di costruire un futuro più sostenibile per noi e i nostri figli.
Per le Telco europee l’Europa va nella giusta direzione
L’impostazione che Bruxelles ha impresso alla propria strategia in materia di infrastrutture digitali ha trovato l’approvazione da parte delle Telco europee. Etno, l’associazione che rappresenta i principali operatori di telecomunicazione europei, ha commentato positivamente la proposta della Commissione definendola “orientata all’innovazione, moderna e favorevole agli investimenti”. In particolare, le telco europee convergono con la Commissione nel riconoscimento che il diversificato ecosistema della connettività “richiede un cambiamento radicale nei livelli di investimento, che deve essere consentito da una riforma delle norme e delle politiche dell’UE”. Con la transizione verso infrastrutture Gigabit, 5G, reti definite dal cloud e automazione-Ai, la politica europea delle telecomunicazioni e della concorrenza necessita di un cambio di paradigma alla luce della nuova realtà del mercato e della tecnologia”. In questo contesto le Telco accolgono “con favore il chiaro riconoscimento della condivisione come fattore abilitante essenziale: in un mondo definito dal software e dal cloud, gli attuali livelli di frammentazione del mercato sono semplicemente contrari agli interessi strategici dell’Europa. Apprezziamo molto anche il riconoscimento che la politica europea delle telecomunicazioni dovrebbe abbracciare una serie più ampia di obiettivi socioeconomici, tra cui sostenibilità, competitività industriale e sicurezza economica. Siamo inoltre d’accordo con la necessità di fare il punto sul ruolo e sulle responsabilità delle aziende tecnologiche nella catena del valore della connettività, soprattutto alla luce delle attuali asimmetrie nella regolamentazione e nel potere di mercato.
Le priorità delle Telco
L’Etno si è già dichiarata pronta a dare il proprio contributo nella consultazione pubblica e ha indicato una serie di priorità. Tra queste spicca l’istituzione di un regolamento a favore degli investimenti nel settore delle telecomunicazioni capace di dare agli investitori un segnale ambizioso e comprensibile di chiara discontinuità rispetto al passato. Ugualmente rilevante è l’adozione di modifiche nella politica dell’UE sui merger, perché solo il consolidamento tra operatori potrà dare una coesione adeguata agli attori europei della connettività. Per le Telco è anche necessario puntare a un’armonizzazione concreta ed efficace, affinché lo spettro, le norme sui consumatori, le politiche sui dati e sulla sicurezza contribuiscano finalmente al mercato unico delle telecomunicazioni anche dal lato dell’offerta. Etno rilancia anche sulla opportunità di varare misure che riconoscano il ruolo delle aziende tecnologiche nella connettività in modo da garantire l’equità nell’ecosistema. Infine, per le Telco, è indispensabile varare una politica industriale ambiziosa con finanziamenti adeguati e implementazione su larga scala in tutta l’UE per agevolare la creazione di un ecosistema europeo per le tecnologie di connettività strategica, come edge cloud e Open Ran.
Riflessioni finali
L’iniziativa della Commissione è rilevante in quanto segnala l’importanza che viene attribuita a livello europeo all’implementazione di reti e infrastrutture tecnologiche in grado di garantire una completa ed effettiva connettività ai cittadini europei. In questa direzione, peraltro, la Commissione ha avviato da anni una serie di progetti finalizzati ad incanalare gli investimenti pubblici e privati per stimolare la produzione e l’innovazione in settori tecnologici chiave, come l’impresa comune “Chip” o l’IPCEI – Infrastrutture e servizi cloud di prossima generazione. La Commissione ha inoltre avviato l’impresa comune “Reti e servizi intelligenti” (impresa comune SNS), con finanziamenti dell’Ue pari a 900 milioni di euro, che svolge attività di ricerca e innovazione in materia di reti 5G e 6G avanzate e, in ultima analisi, promuove la leadership europea nelle reti future. Resta per il momento sullo sfondo l’incognita temporale. Ovvero il rischio che, malgrado gli sforzi e le buone intenzioni, i tempi di consultazione e implementazione delle future decisioni siano troppo lunghi e che, in qualche modo, arrivino a valle di processi che “girano” su ritmi estremamente rapidi.