Al compimento dei cinque anni di attività Starlink si configura come una impresa sana, redditizia e altamente innovativa. Non c’è dubbio che la scommessa lanciata dal tycoon americano Elon Musk nel 2019 con il primo lancio di satelliti per il dispiegamento della costellazione Starlink sia stata sostanzialmente vinta. Secondo le stime più recenti, infatti, nel 2024 Starlink raggiungerà quota 6,6 miliardi di dollari di ricavi da cui tolte tasse, ammortamenti e spese in conto capitale rimarranno 600 milioni di dollari di liquidità: una riserva destinata a foraggiare i progetti spaziali di Musk che, come noto, puntano al pianeta Marte.
Cosa è oggi Starlink
Il progetto Starlink, nella sua formulazione iniziale, prevede di lanciare quasi 12.000 mini-satelliti in orbita terrestre bassa, a una quota tra i 1.100 e i 1.300 km di altitudine, per offrire un servizio di connessione alla Rete ad alta velocità, con una latenza di 25-35 millisecondi rispetto alle attuali tecnologie che arrivano a latenze di 600 millisecondi. Ad oggi la costellazione di satelliti di SpaceX per la trasmissione di Internet dallo spazio copre una rete globale con 3 milioni di utenti sparsi in 100 Paesi, di cui 40mila sono quelli in Italia. Gli utenti, al momento, vengono serviti da 6mila satelliti in orbita funzionanti, ma è anche difficile tenere il conto esatto visto che ne partono di nuovi ogni settimana. Si pensi che lo scorso aprile Starlink ha spedito in orbita altri 22 satelliti. Non era un’impresa facile sulla carta quella di realizzare una costellazione in bassa orbita per la trasmissione dati. L’idea non era nuova, ma i fallimenti si erano ripetuti a catena.
Teledisc, che aveva il sostegno di Bill Gates, fallì prima di riuscire a spedire in orbita uno solo dei 900 satelliti che aveva progettato per la sua costellazione mentre Oneweb, che era arrivata a un passo dal fallimento tre anni fa, è poi stata resuscitata dal Governo inglese e dal gruppo indiano Bharti e oggi è parte del sistema Eutelsat. Di sicuro la bassa orbita, dai 400 ai 1.500 chilometri dal suolo, permette tempi di latenza molto bassi rispetto ai satelliti che stanno in orbita geosincrona, da sempre utilizzati anche per la trasmissione dati. Con Starlink per avere una risposta a un nostro comando andiamo sulle decine di millisecondi, quasi non si avverte, se non quando si lavora su siti che fanno continuamente interruzioni di linea. Certamente la tecnologia di bassa orbita cambia le carte in tavola, dato che l’utente di fatto vede sempre satelliti diversi, perché a quell’altezza, che poi non è tanto diversa da quella della Stazione spaziale internazionale, Iss, ogni satellite fa il giro del nostro mondo in 90 minuti o poco più.
La nuova sfida della telefonia dallo spazio
Attualmente Starlink si sta concentrando su una nuova sfida: la connessione telefonica cellulare attraverso la rete satellitare spaziale. Risale allo scorso gennaio il lancio da parte di Space X del primo gruppo di satelliti Starlink per connettere direttamente i cellulari alla rete, dando loro accesso alla connessione internet satellitare a banda larga senza bisogno di antenne. Il servizio verrà testato nel corso dell’anno, in collaborazione con la compagnia telefonica statunitense T-Mobile e altre società di telecomunicazioni di Australia, Canada e Giappone. Space X è stata autorizzata a sperimentare il nuovo sistema a dicembre 2023, dalla Commissione federale per le comunicazioni degli Stati Uniti, e avrà sei mesi per completare il test. In totale saranno coinvolti 840 satelliti, che trasmetteranno un segnale 4G a circa 2 mila smartphone non modificati.
L’azienda ha spiegato che i satelliti funzioneranno come “torri telefoniche nello spazio”. Nella prima fase sarà verificata solo l’effettiva capacità di connessione diretta tra satelliti e smartphone e la stabilità del collegamento. Durante la seconda fase, prevista entro i prossimi sei mesi, SpaceX punta a garantire l’attivazione dei servizi di messaggistica, mentre entro il 2025 potrebbero arrivare anche le chiamate, la connessione dati e con l’internet delle cose. Se tutto dovesse funzionare come previsto, SpaceX potrà richiedere l’approvazione al governo degli Stati Uniti per lanciare il servizio commerciale, che, secondo Musk, “consentirà la connettività dei telefoni cellulari su tutta la Terra”.
Starlink in Italia
Lo sbarco di Starlink in Italia è avvenuto nel 2023 quando la società di Elon Musk ha iniziato ad offrire il suo servizio in abbonamento ai clienti privati e aziendali. Oggi il gruppo conta su 40mila abbonamenti attivi, stando alle ultime comunicazioni fornite dal gruppo Usa, ma Elon Musk spinge per la conquista del mercato tricolore, anche perché la connettività ultrabroadband con i satelliti di Starlink è cruciale per assicurare un accesso alla Rete nelle aree rurali e montane della Penisola, laddove la fibra ancora non arriva. Proprio la riduzione del Digital Divide è stato uno dei fattori su cui ha puntato Starlink al momento dell’attivazione del suo servizio nel nostro Paese. C’è poi da osservare che Starlink ha una velocità di connessione superiore alle telco presenti in Italia, come confermano i dati dello speedtest del secondo trimestre di quest’anno della società americana Ookla. Tra i 27 Paesi presi in esame nel secondo trimestre del 2023, Starlink ha raggiunto velocità superiori a quelle di tutti i fornitori di banda larga fissa in 11 Paesi, tra cui Italia, Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Grecia, Irlanda, Lettonia e Regno Unito.
La partita di Starlink in Italia
L’arrivo del servizio offerto da Starlink in Italia ha dato avvio ad una complessa partita che vede coinvolti anche gli altri grandi operatori italiani nello sviluppo delle tecnologie a banda larga sul territorio nazionale. È il caso di Open Fiber, la società impegnata a portare la banda larga nelle aree più sperdute della Penisola, che sta registrando ritardi nella realizzazione del suo piano di accesso. Proprio qualche settimana fa il Collegio del controllo concomitante della Corte dei conti ha rilevato un “sensibile il ritardo registrato nella realizzazione delle infrastrutture digitali legate al Piano Banda Ultralarga”. Senza contare che i cantieri della società sono in ritardo nell’ambito del “Piano Italia 1 Giga”, progetto promosso dai fondi del PNRR e attuato da Infratel per le aree grigie. Per di più, in caso di mancata copertura entro giugno 2026, l’Italia rischia di perdere 1,8 miliardi di fondi europei.
Open Fiber, quindi, è sotto pressione per portare a termine la realizzazione della rete nelle aree grigie entro il 2026, deadline per non perdere i fondi del PNRR. È qui che entrerebbe in gioco Starlink. L’azienda di Elon Musk, secondo fonti di stampa, “avrebbe parlato al governo di una capacity reservation che attualmente può soddisfare oltre 500mila utenze in meno di sei mesi e di un relativo impatto sulla crescita economica, stimato sulla base di computi della Banca mondiale, tra i due e tre miliardi. Ma sulla partecipazione di Starlink ai piani per la banda larga per l’Italia ci sono alcuni rilievi da risolvere, come la connettività satellitare, visto che la fibra sembra fornire performance migliori al momento. Inoltre c’è da considerare la necessità di mantenere un equilibrio di mercato a fronte degli investimenti già avviati dagli operatori storici, a partire proprio da Tim.
Il confronto con Telecom
Proprio con il gruppo Telecom si sta concretizzando il confronto più acceso tanto che, a sentire lo stesso Musk, i piani di sviluppo di Starlink in Italia sarebbero tuttavia ostacolati, dal principale operatore nazionale: Telecom. Secondo quanto riportato dai media, la conflittualità sarebbe così esacerbata da aver spinto la società guidata da Elon Musk a presentare un reclamo all’AGCOM e al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, sostenendo che Telecom Italia non starebbe rispettando le norme che le impongono di condividere i dati dello spettro, al fine di evitare interferenze con le sue apparecchiature. A causa del comportamento di Telecom, è la posizione della società Usa, il servizio di Starlink potrebbe avere problemi nell’area del Sud Europa e Nord Africa. Telecom Italia, dal canto suo, afferma che si tratta di una “ricostruzione parziale dei fatti che non tiene conto delle interlocuzioni tutt’ora in corso”, aggiungendo che l’accesso a Starlink non dovrebbe essere consentito su determinate frequenze per motivi tecnici. Starlink ritiene che il mancato accesso ai dati, che andrebbe avanti da mesi (la prima richiesta sarebbe stata fatta a metà ottobre), la starebbe rallentando gravemente nell’implementazione delle nuove apparecchiature gateway.
A differenza di altri operatori, Telecom Italia “ha chiaramente informato Starlink di non volersi coordinare” e non ha condiviso i dati necessari, afferma Starlink. Ciò potrebbe causare interruzioni del servizio in alcune parti dell’Europa meridionale e del Nord Africa che sono parzialmente alimentate da apparecchiature situate in Italia. Nella sua richiesta di intervento alle Autorità italiane Starlink ha esortato il Ministero delle Imprese e del Made in Italy a spingere Telecom Italia a cooperare sulle frequenze. Qualora non avvenisse, Starlink – che ha già concluso accordi simili con Eolo e Open Fiber – minaccia di spostare gli investimenti dall’Italia ad altri paesi europei. Proprio per superare queste difficoltà il Ministro dell’Industria e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha organizzato una riunione per ridurre le tensioni e ristabilire un dialogo tra Starlink e Tim, le cui comunicazioni si erano interrotte mesi fa.
Riflessioni finali
Non c’è dubbio che l’ingresso di Starlink sul mercato italiano abbia determinato un cambiamento del quadro di riferimento tra gli operatori che operano nel settore della connettività. Un operatore capace di assicurare collegamenti affidabili e ad alta velocità attraverso il ponte satellitare, e soprattutto una elevata capacità di investimento, ha rimescolato le carte scompaginando un quadro che sembrava consolidato. È il caso del ruolo di Open Fiber nella copertura a banda larga nelle zone più inaccessibili del Paese (un ruolo che rischia di essere ridimensionato dalla tecnologia di Starlink). Lo stesso si può dire di Telecom che finora non ha agevolato l’accesso di Starlink allo spettro delle frequenze necessarie per l’estensione dell’operatività del gruppo in Italia e sulle sponde meridionali del Mediterraneo. Si è aperta, quindi, una partita complessa che coinvolge interessi aziendali, e anche nazionali, e che potrebbe modificare in modo non marginale lo scenario tecnologico italiano della connettività a banda larga negli anni a venire.